Come nacque la penna Bic icona dei nostri tempi

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Abbiamo la penna Bic  in mano quasi ogni giorno, ma sappiamo poco o nulla di lei.   Scopriamo come è nata?

La penna Bic è un oggetto di uso quotidiano così diffuso da farci perdere il senso della sua origine, del suo essere un vero e proprio  prodotto d’autore.

Come accaduto per altri articoli di uso quotidiano (pensiamo ai Post-it o alla colla stick), anche l’invenzione della penna Bic è avvenuta quasi casualmente. Vediamo come.

L’idea  di Biró

Lásló József Bírò

Il giornalista ungherese Lásló József Bírò aveva bisogno di scrivere velocemente e senza interruzioni.

L’uso della stilografica richiedeva continue ricariche d’inchiostro. L’inchiostro impiegato macchiava i fogli assai frequentemene e comportava lunghi tempi di asciugatura.

La leggenda racconta che Birò maturò l’idea osservando un gruppo di ragazzini giocare a biglie in una pozzanghera: le sfere, uscite dall’acqua, lasciavano al suolo una striscia umida e regolare.

Da qui l’intuizione di realizzare la prima penna a sfera: all’estremità di una cartuccia d’inchiostro pose una piccola sfera metallica libera di ruotare.

La rotazione prendeva l’inchiostro dalla cartuccia e lo deponeva sulla carta. L’idea si perfezionò in seguito con l’aiuto del fratello György, un chimico, che sviluppò la formula di un inchiostro a rapida asciugatura.

Nel 1938 i fratelli Birò brevettarono la loro penna in Ungheria e in Gran Bretagna.

Il prototipo, per essere commercializzato, necessitava di perfezionamenti ed ingenti investimenti finanziari. Lo scoppio della seconda guerra mondiale e le origini ebraiche della famiglia indussero Bíró, per evitare persecuzioni, a fuggire prima in Spagna e poi in Argentina, dove rimase sino alla morte.

La prima produzione ed il falso fallimento dell’idea

In Argentina Birò sviluppò il suo prototipo e nel 1943 depositò un ulteriore brevetto, evoluzione e perfezionamento del primo.

Un primo accordo commerciale rilevante si concretizzò grazie al commerciante inglese Henry Martin, che prontamente segnalò l’esistenza delle penne biro al governo del Regno Unito.

Birò  siglò un accordo con il ministro della guerra britannico per produrre su licenza le penne a sfera. Ne furono create circa trentamila esemplari che vennero distribuiti ai membri dell’aviazione militare per via del migliore funzionamento della biro rispetto alla stilografica ad alte quote. L’inchiostro, infatti, non usciva dal tubo in cui era chiuso.

Birome

Solo nel 1945  le penne a sfera appaiono sul mercato con il nome di Eterpen e Stratopen, e poi con quello definitivo di Birome.

In realtà l’approdo al mercato fu un fiasco colossale ed il prodotto non riuscì ad affermarsi.

I costi di produzione erano elevati, la penna costava parecchio e dunque risultava essere un prodotto d’élite.

Visto lo scarso riscontro del mercato, Birò cedette il brevetto al barone italiano, naturalizzato francese, Marcel Bich.

Bich crea il successo della penna a sfera  

Marcel Bich

Il barone Marcel Bich nasce a Torino nel 1914 in corso Re Umberto 60. La famiglia è di Chatillon (Valle d’Aosta) e lui è naturalizzato francese nel 1930. Ha  3 mogli ed 11 figli.

Bich ha l’intuizione di vedere il futuro nella penna di Birò e ne acquista il brevetto per due milioni di dollari.
La sua idea era quella di creare uno strumento di scrittura che fosse pratico ed economico, utilizzando materiali poco costosi ed ottimizzando il flusso dell’inchiostro dal tubo alla sfera.
Riesce ad abbattere i costi di produzione del 90% ed avvia la produzione in serie.  Nel dicembre del 1950 lancia la mitica penna Bic sul mercato.  Nel 1954 la Bic entra nel mercato italiano.
Una curiosità nella curiosità. In fase di commercializzazione il nome della penna perse la “h” finale del Barone Bich. Il motivo è semplice.
La “h” finale fu tolta per evitare una possibile pronuncia inappropriata in lingua inglese (Bich in inglese è assai assonante al termine bitch, ovvero “cagna”, “stronza“).
In poco tempo il barone Bich conquisto con la sua penna un successo planetario mettendo  in un angolo le stilografiche e dominando il mercato.

Perchè la penna Bic ebbe successo

Le motivazioni sono diverse.
Innanzitutto  il basso costo della penna usa e getta. Un oggetto alla portata di tutti che funziona praticamente sempre ed ovunque.
Un secondo elemento che ha contribuito fortemente al successo è stato il fusto della penna trasparente che consente di capire quando l’inchiostro sta terminando.
Un ulteriore elemento è da individuarsi  nella sua struttura, scanalata, per cui la penna sui banchi di scuola ai tempi in discesa non rotolava cadendo in terra.
Un piccolo buchino sul fusto è il segreto dei segreti.
Il foro è necessario e serve a regolare la pressione interna. Se non ci fosse, consumandosi l’inchiostro, si creerebbe un vuoto che impedirebbe l’afflusso di inchiostro alla sfera.
In tempi più recenti abbiamo penne Bic che non hanno fusti con sfiato (come la BIC Cristal Gel). Eppure funzionano. Come mai?
Perchè contengono moderni sistemi ad inchiostro stagno e sono pressurizzate.
Nel 2005 è stata venduta la centomiliardesima BIC : se fosse stato possibile mettere tutte le penne in fila avrebbero coperto 40 volte la distanza tra la terra e la luna.

Bic si è ripetuto

Bic, divenuto ormai un marchio internazionale, ha ripetuto nel tempo il suo progetto con altri oggetti parimente iconici ed uso e getta.
Nel 1973 Bic lanciò l’accendino usa e getta e successivamente il rasoio.
Tre prodotti semplici,funzionali e al costo unitario basso, un successo straordinario.
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