In mostra a Torino de Chirico e il suo rapporto col surrealismo

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In mostra a Torino 70 dipinti e disegni di de Chirico e fotografie di Man Ray e Lee Miller in occasione del centenario del Surrealismo.

La mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, prende in considerazione uno specifico arco temporale, quello che va dal 1921 al 1928.

E’ la prima esposizione che si focalizza sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, un periodo nel quale il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale.

La mostra  pone l’attenzione sull’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, ed analizza il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e con sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).

Contenuto della mostra

Sono esposti circa 50 dipinti e opere su carta di de Chirico, affiancate a una ventina di ritratti degli artisti, poeti e scrittori surrealisti, fotografati da Man Ray e Lee Miller.

Le muse inquietanti

Le opere provengono da collezioni private o da importanti musei ed istituzioni.

Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, è esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.

De Chirico e i surrealisti

Breton scopre la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire.

Inizia a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala.

Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrive loro oltre venticinque lettere e cartoline.

De Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi.

In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.

Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926.

Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era “morto” artisticamente nel 1918.

Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).

In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto dice Breton.

Il  visitatore troverà in mostra una ricca selezione di opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928).

De Chirico e il classicismo

De Chirico si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925.

Lo vediamo nella formidabile Lucrezia (1921 circa), nell’Autoritratto con la madre (1922) o nell’Autoritratto (1925), la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano; in queste opere appare chiara la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento.

L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, ad esempio, appare nella Natura morta con aragosta e calco (1922) o nella Mia camera nell’Olimpo (1927), dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale.

 

Le contraddizioni dei Surrealisti

Nonostante le polemiche, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese Breton di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino) del 1923,  o Ulisse (Autoritratto) del 1924. Entrambe l eopere sono esposte nella mostra.

La presenza di questi dipinti (già collezione Èluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.

Durata della mostra

Le opera sono visibili sino al 2 marzo 2025 presso il Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto di  Torino,

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