La battaglia d’Inghilterra
Non ho nessuna intenzione di parlare di storia “seriamente”, adentrandomi in analisi per me oscure. Mi limito ad inquadrare il contesto storico, soffermandomi su un episodio che incuriosisce e che, in quel svolgersi dei fatti, ha certamente ha avuto un suo ruolo, forse decisivo.
La supremaziona aerea era uno degli obiettivi tedeschi ed una condizione necessaria per dare il via all’Operazione Leone Marino, ovvero l’invasione della Gran Bretagna mediante un attacco anfibio e il lancio di paracadutisti.
Il fallimento del progetto della Germania di annullare la difesa aerea britannica è considerato la prima significativa sconfitta tedesca della seconda guerra mondiale ed un punto di svolta cruciale nell’andamento del conflitto.
In questo contesto sommariamente delineato avevano ovviamente un ruolo fondamentale la manutenzione degli aerei ed ogni intervento tecnico di miglioramento dei velivoli per renderli più solidi e meno vulnerabili in battaglia.
Questa operazione però comportava non pochi rischi.
L’obiettivo doveva essere perseguito senza appesantire troppo l’aereo, rendendolo meno manovrabile in volo. Occorreva minimizzare la protezione aggiuntiva, installandola solo laddove era veramente indispensabile.
Come fare?
L’analisi dei risultati in battaglia
Il problema a prima vista aveva una soluzione banale: i punti più colpiti dagli aerei tedeschi erano quelli da rinforzare.
Un ruolo fondamentale per trovare la soluzione corretta lo ebbe Abraham Wald (1902-1950), un esperto di statistica ungherese a cui venne chiesto dal governo britannico di occuparsi della risoluzione del problema.
Wald cominciò pazientemente ad osservare gli aerei al ritorno dalle missioni, registrando su uno schema grafico gli impatti dei proiettile.
In breve ottenne una mappatura dei punti di impatto dei proiettili tedeschi.
Il pensiero spontaneo ci porta a pensare che le parti da rinforzare siano quelle in rosso, quelle colpite durante il combattimento.
Cosa ne dedusse invece Wald?
E’ necessario rinforzare le parti bianche! Al di là dell’apparente assurdità, fu questa la soluzione vincente.
Vediamo perchè.
Wald spiegò che quelli che lui poteva analizzare erano solo gli aerei tornati alla base, quelli che avevano subito colpi (in rosso nello schema) ma che non erano stati abbattuti.
Dal fatto che i primi, benché colpiti, si fossero salvati, Wald dedusse che essere centrati in quelle zone non era letale. E quindi si poteva presumere che gli aerei perduti in combattimento fossero stati invece raggiunti dai proiettili nelle altre parti: quelle che, nell’immagine famosa, risultavano libere dai pallini rossi.
Il suggerimento agli ingegneri fu quindi quello di rafforzare proprio le aree meno colpite. E aveva ragione.
La morale
Questa vicenda ci insegna, ancora una volta, che la strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni.
L’informazione e l’intelligenza, senza la CONOSCENZA E LA CAPACITÀ DI INTERPRETARE I DATI, fanno commettere errori rilevanti.
Occorre sapere vedere oltre.
Troppo spesso diamo per scontato che l’osservabile, ciò che arriva alla nostra conoscenza in modo misurabile, rappresenti il territorio d’azione dei rischi quando invece è solamente una mappa (spesso incompleta) che NOI ci siamo rappresentati attraverso l’esperienza, sommata a ragionamenti induttivi su “ciò che potrebbe ragionevolmente accadere”.
L’insegnamento che la “la mappa non è il territorio” deve albergare sempre in noi.
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