I due astronauti, Suni Williams e Butch Wilmore, rimasti bloccati per nove mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), hanno concluso la loro esperienza in orbita.
Il rientro degli astronauti sulla terra, dopo una discesa di 17 ore, è avvenuto a bordo della capsula Dragon Freedom di SpaceX che è ammarrata al largo della Florida.
A bordo della navetta spaziale erano presenti anche ad altri due membri dell’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale, Nick Hague e Aleksandr Gorbunov
Gli astronauti, usciti dalla navicella, sono stati tratti a bordo della nave di recupero “Megan” e quindi sottoposti ai primi accertamenti medici.
Successivamente gli astronauti raggiungeranno in aereo Houston dove rimarranno nel centro della NASA per diversi giorni prima di poter fare rientro a casa.
La vicenda
I due astronauti erano saliti a bordo della ISS il 5 giugno 2024 e dovevano rimanere in orbita per una decina di giorni.
Il loro viaggio si è invece protratto nello spazio per ben 286 giorni a causa di alcuni problemi alla navicella spaziale Starliner di Boeing tornata sulla terra lo scorso settembre senza equipaggio.
Per quanto lunga la loro permanenza non è un record.
La massima permanenza in orbita è di 437 giorni ed appartiene all’astronauta russo Valeri Polyakov, deceduto nel 2022 all’età di 80 anni.
Il mancato rientro come programmato è stato provocato dall’emergere, in fase di verifica della pianificazione delle operazioni di rientro, di diversi dubbi sui parametri di sicurezza, su possibili perdite di elio ed altri inconvenienti non meglio specificati.
La capsula spaziale Starliner della Boeing avrebbe dovuto far parte del programma di equipaggiamento commerciale della Nasa.
Attualmente i tecnici stanno esaminando le apparecchiature nella base di White Sands nel New Mexico per comprendere l’origine dei guasti.
Solo successivamente l’azienda potrà procedere a richiedere una nuova certificazione di idoneità alle missioni.
Problemi di salute per gli astronauti?
Ogni permanenza in orbita porta con sè alcune ripercussioni sul fisico umano che vive, per un periodo più o meno lungo, una situazione anomala.
Tra i principali problemi noti vi è quello relativo alla perdita di densità ossea (per ogni mese di volo spaziale si stima una perdita dell’1%) e di massa muscolare. Quest’ultimo aspetto, in particolare, è connessa al fatto che in orbita i muscoli che usiamo per spostarci non vengono utilizzati per l’assenza di gravità e dunque tendono progressivamente ad indebolirsi sino ad atrofizzarsi.
Alcuni studi dicono che la permanenza in orbita porta con sé anche un invecchiamento precoce a causa della micro gravità e dell’esposizione alle radiazioni.
Una curiosità
L’assenza di gravità produce come effetto che gli astronauti “crescono” rispetto al momento della partenza in media di circa 5 cm.
Ciò è dovuto all’assenza della gravità che permette alle vertebre di allontanarsi le une dalle altre.
Ovviamente, tornati sulla terra e in presenza della forza gravitazionale, nel volgere di alcune settimane si ripristina la situazione originaria e gli astronauti tornano all’altezza posseduta prima della partenza.